L'artista veneziano festeggiato dagli amici Carlo il "Diavolo" Memo ha inaugurato
il suo tributo alla pace
A Burano lo chiamano "Diavolo". Forse per il suo carattere schivo e solitario. E per la sua grande voglia di vivere libero e indipendente.
In realtà Carlo Memo, classe 1941, è un grande artista dall'animo tenero. Buono e generoso. Dotato di un tocco di genio che ne fa uno degli artisti veneziani viventi più importanti.
Adesso Memo ha inaugurato il primo maggio, giorno della festa dei lavoratori, il suo tributo alla pace.
Una tela coloratissima, nel suo stile che i critici chiamano "espressionismo astratto" che richiama i colori della sua isola e dalla laguna.
Si intitola "Carlo Memo per la pace". Esposta allo Spazio Ravà di Dorsoduro, inaugurata alla presenza di Marco Borghi, presidente della Municipalità, di Nicola Funari, dell'avvocato Gaetano Guzzardi che di opere di Memo ne ha acquistate parecchie.
Un artista spesso dimenticato, forse proprio per il suo carattere burbero e schivo. - Meriterebbe un angolo nel museo d'arte moderna a Ca' Pesaro -, dicono i suoi estimatori.
Lui in realtà ha offerto da anni al Comune di donare le sue opere, ricevendone risposte distratte.
Percorso Il pittore Carlo Memo di una vita dedicata alla laguna, esposte anche in Giappone. Ma non a Venezia.
Nel 2004 Memo, era stato sfrattato dalla sua casa studio di Torcello. Un comitato di amici si era mobilitato, il Comune al- la fine gli aveva dato una casa nel centro di Burano.
- A Mestre sarei morto -, ricorda.
Per Carlo la vita è anche viaggiare in laguna, a bordo della sua barca. Contemplare la natura e le bellezze della sua iso- la.
Una tecnica particolare, che richiama quella degli espressionisti. Un orizzonte domestico, quello della laguna e del campanile di Torcello, ma anche di infiniti spazi, luoghi e paesi lontani interpretati nella sua ricerca del colore.
A Carlo Memo si sono ispirati anche famosi registi come Carlo Mazzacurati.
